Non sempre i comportamenti personali delle persone sono in linea con le intenzioni manifestate a parole. Una conferma arriva dai risultati di un questionario, che non aveva pretesa di precisione statistica, realizzato da Metrofood.it, distribuito ai visitatori dell’Earth Day di Roma di fine aprile. Le etichette sono considerate molto importanti, ma non sempre le si guarda con la dovuta attenzione.

Le 180 persone che hanno risposto, in maggioranza di sesso femminile (66,8%) e in buona parte appartenenti alla fascia d’età 35-60 anni (70%), hanno confermato di dare importanza alla sicurezza alimentare. E di sentirsi preparati sui temi della sicurezza alimentare: il 18,8% degli intervistati si considera molto informato, mentre la grande maggioranza (59,4%) si ritiene “abbastanza informato”. Soltanto una minoranza si dice poco (20,6%) o per nulla (1,2%) informata su questo tema.

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Rispetto al ruolo delle etichette, Una specifica domanda faceva esplicito riferimento al ruolo delle etichette, chiedendo “Quanto sia importante leggere le etichette degli alimenti per comprenderne la salubrità e gli aspetti legati alla sicurezza alimentare”.
Ebbene, la maggioranza dei rispondenti (44,4%) ha valutato questo strumento come “estremamente importante”, mentre un altro 42,2% come “molto importante”, evidenziando quindi una grande fiducia nella funzione delle etichette. Meno netto, però, appare il comportamento rispetto all’apprezzamento teorico, come si evince dalle risposte alle domande rispetto al tempo dedicato alla lettura delle informazioni di un prodotto. Solo il 20,1% sostiene di dedicarci molto tempo con una lettura dettagliata, mentre un altro 25,1% assicura di dedicarci “abbastanza tempo”, prestando estrema attenzione alla lista degli ingredienti e alla tabella dei valori nutrizionali. Un buon 27,4% dei rispondenti al questionario sostiene invece di dedicarci un tempo “sufficiente”.
La restante parte, quasi il 30%, insomma, ammette di darci un’occhiata rapida o di leggerle raramente. Tra le ragioni di questo comportamento, la giustificazione fa riferimento soprattutto alla routine quotidiana troppo frenetica e alla persistenza di abitudini consolidate difficili da modificare.

Rispetto all’importanza che la presenza di grassi o zuccheri in quantità elevate vada segnalata sull’etichetta in maniera più efficace, le risposte sono state molto nette: il 53,6% dei rispondenti ritiene questa possibile cambiamento “estremamente importante”, mentre un altro 36,5% lo valuta come “molto importante”.
I rispondenti sono poi timorosi rispetto alla possibilità di adulterazione o contraffazione dei prodotti alimentari: il 34,1% si dice “molto preoccupato”, il 33,5% lo è “estremamente” e il 26,3% “abbastanza”. Proprio in relazione a questa possibilità i rimedi degli intervistati sono abbastanza netti: la grande maggioranza tende ad acquistare prodotti freschi, oppure soltanto marchi che si conosce bene e di cui si ha fiducia. Fa parte della stessa filosofia la scelta di acquisto di frutta e verdura di stagione: lo fa ben il 72,2% dei rispondenti, mentre un altro 23.9% ha sostenuto di farlo “quando possibile”.

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Infine, il questionario Metrofood.it ha cercato di fare luce sul consumo di cibi ultra processati: il 43,6% sostiene di farne un consumo saltuario, mentre un altro 33% dichiara di non mangiarli più di due volte alla settimana. Soltanto una minoranza (16,2%) ha ammesso di mangiarli spesso (più di due volte la settimana).

Il Consorzio Metrofood.it, che ha realizzato questo questionario, è un’infrastruttura di ricerca finanziata nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che si propone “di supportare la ricerca e l’innovazione nel settore agroalimentare fornendo servizi integrati, accelerando la digitalizzazione dei sistemi agroalimentari e la loro efficienza, la rintracciabilità e la sostenibilità e promuovendo l’affidabilità di prodotti e processi e delle informazioni fornite ai cittadini, alle autorità locali e a tutti gli stakeholders dei sistemi agroalimentari”.

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