L’intero pianeta o, per meglio dire, l’intero genere umano sta affrontando una sfida complessa e ardua: il campo da gioco è quella della sostenibilità, nella sua visione e definizione più estesa, al fine di garantire il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri.

Tale definizione, seppure leggermente modificata, è estrapolata dal cosiddetto “rapporto Brundtland”, un documento dal titolo “Our common future”, pubblicato nel 1987 dalla Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo in cui, per la prima volta, venne introdotto il concetto di sviluppo sostenibile. L’iniziativa è importante e sfidante, anche in considerazione degli obiettivi di AGENDA 2030, che vedono un traguardo temporale sempre più vicino.

Uso sostenibile di biocidi e pesticidi

Il settore del Pest Management nel suo insieme, che tanto impatta sulle attività agroalimentari, ha toccato diversi aspetti legati allo sviluppo sostenibile nel corso degli anni. Molto spesso sono state alcune iniziative normative europee (leva normativa) a iniziare un processo di cambiamento radicale: un riferimento può andare, per esempio, alle attività delle Autorità Competenti legate alle revisioni del mondo dei biocidi, dapprima con la Direttiva Biocidi e attualmente con il Regolamento UE 528 del 2012. Con questa attività regolatoria e normativa, oltre a mettere ordine nell’ampio mondo dei biocidi disponibili nei territori dell’Unione Europea, si è progressivamente sfoltito il numero di sostanze attive e di formulati disponibili per le attività di gestione degli infestanti, spingendo tutte le Parti interessate a trovare soluzioni nel più ampio campo da gioco della gestione integrata degli infestanti (Integrated Pest Management, I.P.M.), valutando anche strategie e strumenti alternativi alla chimica. Del resto, nello stesso regolamento viene affrontato il tema dell’uso sostenibile dei biocidi stessi, seppure a oggi il riferimento più impattante rimane sempre la direttiva 128 del 2009 sull’uso sostenibile dei pesticidi (intesi come prodotti fitosanitari).
Analogamente, nel corso del tempo la chimica stessa ha visto migliorare le formulazioni e aprire nuovi filoni di ricerca & sviluppo per il futuro, sebbene il numero di nuove sostanze attive disponibili non sia cresciuto in maniera significativa. Come noto, le iniziative normative cogenti spesso non sono sufficienti per trainare verso i binari della sostenibilità e, già in più di un’occasione, anche il settore della disinfestazione italiana ha manifestato la volontà di elaborare soluzioni, ipotizzare scenari e percorrere concretamente strade di sostenibilità.

Nuovo standard UNI

Tra le varie iniziative, sicuramente una delle più importanti e verosimilmente più impattanti, sarà la prossima pubblicazione di un nuovo standard UNI, il cui titolo come progetto di norma è “Servizi di gestione e controllo delle infestazioni (pest management) sostenibile - Requisiti” (Services - Pest management services - General criteria and principles for a sustainable pest management service), classificato con il codice “UNI1611659”. Al momento della redazione del presente articolo, lo standard ha terminato la fase di pubblica consultazione (avviata il 2 maggio 2024 e terminata il 1° luglio 2024), con una presunta pubblicazione entro l’estate 2024.
Promosso dall’Associazione A.I.D.P.I. (Associazione delle Imprese di Disinfestazione Professionali Italiane) ed elaborato dal Gruppo di Lavoro 15 (“servizi forniti dalle imprese di disinfestazione”) in seno alla commissione UNI/CT 040 Servizi, il progetto di norma definisce i requisiti dell’organizzazione e dei servizi erogati nell’ambito del pest management sostenibile e permette di considerare l’organizzazione sostenibile nel suo insieme sia dal punto di vista gestionale che da quello strettamente tecnico e operativo di erogazione del servizio. Il gruppo di lavoro, composto da esperti e professionisti sia del settore della disinfestazione che del comparto agroalimentare, ha lavorato per sintetizzare nella futura norma una serie di passaggi che, anche gradualmente, un’impresa professionale di disinfestazione dovrà applicare per definire “sostenibile” la propria attività e i propri servizi. La norma è stata progettata e pensata per essere interamente adottato da un’organizzazione che svolga professionalmente questa tipologia di attività: utilizzando il linguaggio dei codici ATECO, il riferimento va alle aziende classificate 81.29.1 (L. n.° 82/1994 e D.M. 274/1997).

Pest 2 riempitivo

Normativa e rendiconto ambientale

È necessario ricordare che, tra le altre iniziative normative di carattere europeo in tema di sostenibilità, è da poco entrata in vigore la recente direttiva europea UE 2024/825, che modifica le direttive 2005/29/CE e 2011/83/UE per quanto riguarda la responsabilizzazione dei consumatori per la transizione verde mediante il miglioramento della tutela dalle pratiche sleali e dell’informazione. Si tratta della cosiddetta direttiva per il contrasto al greenwashing e che, tra le altre cose, vieta l’esibizione di marchi di sostenibilità che non siano basati su un sistema di certificazione o che non siano stati stabiliti dalle autorità. Questa tematica è di certo interesse anche per il settore della gestione degli infestanti, dove non è raro incrociare claim che strizzano l’occhio a un certo tipo di clientela impiegando in maniera non adeguata terminologie quali “eco”, “bio”, “naturale” e “sostenibile”. Ancora, ricordiamo l’enorme importanza della rendicontazione non finanziaria che, dal 2024, è obbligatoria inizialmente per alcune tipologie di aziende (e successivamente per le altre) ai sensi della CSRD, normativa europea in vigore dal 2023 che richiede alle imprese europee di rendicontare il proprio impatto sociale e ambientale e l’impatto delle proprie azioni ambientali, sociali e di governance (ESG) sul business. Infine, a partire da febbraio 2024, anche i sistemi di gestione ISO prevedono di fatto requisiti aggiuntivi circa gli impatti dei cambiamenti climatici sulle varie organizzazioni.

Norma specifica per il Pest management

In un contesto così complesso e in continua evoluzione, nasce quindi l’esigenza di elaborare una norma specifica per il settore del Pest Management, spesso anche oggetto di pregiudizi relativi a un’attività “sporca”, in cui agisce più “uno sterminatore/inquinatore” che non un “professionista” nell’ambito di un’organizzazione che può certamente essere sostenibile. Nell’affrontare il tema della sostenibilità anche in un settore così di nicchia, è bene comunque ricordare che lo sviluppo sostenibile trova la propria articolazione in tre campi (ESG) che si devono necessariamente intersecare:

1. L’area sociale per gli aspetti relativi ai clienti, agli utenti e ai consumatori e per il coinvolgimento e lo sviluppo delle società.
2. L’area ambientale, per quanto riguarda la valutazione degli impatti ambientali, l’approvvigionamento sostenibile e lo sviluppo economico sostenibile. 
3. L’area della governance aziendale, relativa ai diritti umani, ai rapporti e alle condizioni di lavoro, la salute e la sicurezza, le corrette prassi di gestione e la protezione dei dati/sicurezza informatica.

In questo scenario, il progetto di norma UNI “Servizi di gestione e controllo delle infestazioni (pest management) sostenibile - Requisiti”, in base al documento disponibile in inchiesta pubblica finale, presenta un’ampia introduzione che contestualizza la tematica, individuando gli impatti positivi delle attività di pest management per la società, tenendo in considerazione le attività mirate alla protezione della sicurezza alimentare, della salute pubblica, la sicurezza e la salute nei luoghi di vita e di lavoro e la protezione dei beni. Partendo da due riferimenti specifici per il settore, quali lo standard UNI EN 16636:2015 e la relativa PdR 86:2020, l’introduzione suggerisce che l’adozione e la certificazione di altri standard come ISO 9001, ISO 14001, ISO 45001 etc. può certamente rendere più armonica l’applicazione della nuova norma.

Obiettivi e campo di applicazione

Nell’ambito dello scopo e del campo di applicazione appaiono ben chiari due aspetti: da un lato che per fornire un servizio “sostenibile” sia necessario che la stessa organizzazione sia orientata alla sostenibilità, tenendo in considerazione i fattori rilevanti e i relativi impatti. D’altro canto, l’applicazione del futuro standard non escluderà la possibilità di erogare servizi “convenzionali”, considerando in ogni modo le maggiori misure di mitigazione del rischio possibili. A tal proposito, sarà comunque necessario considerare anche gli andamenti del mercato: nell’affrontare i temi della sostenibilità bisognerà certamente tenere in considerazione sia le leve normative, ma anche e soprattutto le leve strategiche e valoriali. Nei principi generali della norma, sono messe in risalto le principali tre risorse quali i “Clienti e i Collaboratori”, le “risorse naturali” e “l’etica e correttezza alla base dei rapporti commerciali”.

Francesco Fiorente Esperto in Pest Management Sostenibile

L’articolo completo, comprensivo di pianificazione strategica, appendici, strumenti per il personale e prospettive future è liberamente disponibile sul numero 4/2024 di Produzione Igiene Alimenti

 

 

 

 

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