Un’ulteriore barriera è stata infranta nel mondo birrario: il birrificio olandese De Koningshoeven (La Trappe) ha commercializzato una birra trappista analcolica. 

Nell’immaginario collettivo le birre trappiste riportano alla mente le abbazie del Belgio, luoghi tranquilli e inaccessibili in cui i monaci, con pazienza e sobrietà, riproducono da decenni stili birrari tradizionali. Westmalle e le sue tripel e dubbel, Orval e il sapiente uso dei luppoli e del Bretta, la rarità delle Westvleteren commercializzate solo in loco senza alcuna etichetta. Ma anche il mondo trappista è in evoluzione e nel corso degli anni i cinque birrifici trappisti tradizionali belgi, con il sesto appena oltre il confine olandese, hanno visto l’ingresso nel consesso dell’Associazione Internazionale Trappista di nuove realtà birrarie: Austria, Regno Unito, Spagna e Italia, persino gli Stati Uniti. Sono apparsi quindi prodotti nuovi, alcuni di questi vicini alla tradizione belga, mentre altri hanno esplorato le specificità locali, come le luppolature statunitensi dell’americano Spencer o le speziature con eucalipto dell’italiana Tre Fontane. In ogni caso, se pensiamo alle birre trappiste, vengono alla mente sapori importanti e decisi, con gradi alcolici sostenuti. Solo negli ultimi anni si è giunti alla commercializzazione delle ricette a contenuto alcolico inferiore, come la Petite Orval o la Westmalle Extra, che un tempo erano riservate al consumo interno delle abbazie, sostanzialmente a uso esclusivo dei monaci. Fino ad ora, con la birra completamente analcolica lanciata sul mercato dal birrificio De Koningshoeven.

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