Non bastava il problema della trasmissione da parte dei cinghiali, ora si aggiunge l’arrivo dall’estero di prodotti alimentari già contaminati. Il Commissario straordinario del Governo per il contrasto alla Peste Suina Africana (PSA), Vincenzo Caputo in un’audizione presso la Commissione Agricoltura della Camera ha informato dell’accertamento di Peste Suina, infezione rinvenuta dall’Asl di Napoli, con ben 11 positività alla PSA in 22 diversi campioni di barrette con dei prodotti disidratati che sono stati dichiarati vegetali ma che contenevano invece carne suina.
La cattiva notizia si inserisce in un contesto di continui nuovi casi: 25 ultimamente tra Piemonte e Liguria, anche in province dove precedentemente non c’erano state segnalazioni, come ad Asti. Non a caso gli agricoltori della Cia Asti e della Cia Piemonte esprimono la massima preoccupazione per l'ulteriore allargamento della zona rossa. "Già vent'anni fa dicevamo che la sottostima della fauna selvatica avrebbe danneggiato gravemente il comparto agricolo e l'allevamento. Oggi vediamo un immobilismo totale rispetto a quanto chiediamo da anni per l'eradicazione del problema - dicono Gabriele Carenini presidente di Cia Piemonte e Marco Capra, presidente di Cia Asti - il grido di allarme degli agricoltori non può più cadere inascoltato, bisogna che le autorità competenti intervengano al più presto, senza più tentennamenti, abbattendo il maggior numero possibile di cinghiali. A questo punto ribadiamo che l'unica soluzione possibile è l'impiego dell'esercito".
Rispetto al caso delle barrette vegane importate illegalmente dalla Cina che in realtà contenevano carne contaminata rinvenute a Napoli è intervenuto dall’altra parte della penisola l’assessore lombardo all'Agricoltura, Sovranità alimentare e Foreste, Alessandro Beduschi. "Quanto sta emergendo – ha dichiarato - è gravissimo per due motivi. Da un lato vengono offerti come 'vegani' snack di origine cinese che invece contengono carne di pollo e maiale, quindi truffando i consumatori. Dall'altro queste carni potrebbero aver innescato l'epidemia di PSA in Italia, rischiando di mettere in ginocchio il nostro settore agroalimentare. L'Italia – ha continuato l'assessore Beduschi - non può più accettare mancanza di reciprocità su ogni cosa, a partire dai controlli su merci in arrivo da Paesi non trasparenti. Mentre il cibo italiano è il più controllato d'Europa e sottoposto a regole rigidissime, in ogni ambito importiamo merci prodotte senza analoghe attenzioni. Così si scopre che basta manomettere un'etichetta tradotta dal cinese per causare danni a una filiera che vale miliardi di euro”.