Più startup nonostante ci siano meno investimenti complessivi. Il report elaborato da Eatable Adventures per Verona Agrifood Innovation Hub segnala che il 50% delle nuove imprese è nel Nord Italia, è formata da team piccoli (1-5 dipendenti) ed è fondata da ex imprenditori tra i 25 e i 45 anni, di cui il 23% è donna.
Più ne dettaglio mentre gli investimenti hanno subito una flessione del 38% rispetto all’anno precedente, le start-up registrate sono state ben 407 e il 77% di esse sviluppa la propria tecnologia in-house. Lo studio sullo Stato dell’AgriFoodTech in Italia riporta anche che nel 2024 gli investimenti si sono fermati a 103 milioni di euro, segnando un netto calo rispetto ai livelli record dell’anno precedente. Un dato interpretato come segnale della generale contrazione nei grandi round di finanziamento e di una maggiore cautela degli investitori. Il calo è in linea con il panorama globale ed europeo che subiscono parimerito una contrazione, anche se meno marcata rispetto a noi: il 7% a livello mondiale e il 19% in Europa.
Il dato positivo delle 407 startup attive è un significativo aumento rispetto alle 341 del 2023, e una dimostrazione del focus crescente su tecnologie avanzate come Intelligenza Artificiale, Biotecnologie e IoT. L’AgriFoodTech italiano si conferma così un terreno fertile per l’innovazione e la sostenibilità.
Come accennato poco sopra, le startup AgriFoodTech italiane sono concentrate prevalentemente nel Nord Italia, che ospita il 50% delle realtà attive: specificatamente, Lombardia (31%), Piemonte (10%) e Veneto (9,7%) sono in classifica insieme a Emilia-Romagna (11%) e Lazio (9,7%). Al contrario, il Sud Italia, fatica ad emergere nonostante il suo notevole potenziale agricolo, rivelandosi un ecosistema imprenditoriale ancora poco sviluppato.
Un identikit
Il report segnala che i fondatori italiani di startup nell’AgriFoodTech si distinguono per un solido bagaglio accademico e tecnologico: il 38% possiede un dottorato di ricerca, mentre circa il 30% ha conseguito una laurea magistrale o un master. Il settore è guidato principalmente da founder con esperienze pregresse nell’imprenditoria (60%) e nell’agroalimentare (60%), un vantaggio che permette di affrontare meglio le sfide e di cogliere le opportunità del mercato. Il 73% delle nuove realtà innovative viene lanciato da imprenditori tra i 25 e i 45 anni, mentre solo il 6% riesce a lanciare un’attività prima dei 25 e dopo i 56 anni. I team sono piccoli: il 74% delle startup è composto da 1 a 5 dipendenti e solo il 6% dispone di più di 25 risorse.
Passando agli ambiti in cui operano, le startup italiane si concentrano principalmente nei settori della produzione e trasformazione alimentare e dell’AgriTech, che insieme rappresentano oltre la metà delle attività. In particolare, automazione e robotica delle colture (38%) e nuovi sistemi di coltivazione (29%) guidano l’innovazione, mentre nella produzione e trasformazione alimentare l’attenzione è rivolta a prodotti innovativi (44%) e nuovi modelli di economia circolare (20,8%). Tra i settori in crescita spiccano Logistica e Delivery (21%) - che mostra una forte centralità della categoria delivery&last mile (45%) e packaging (21%) -, seguiti da Retail e Horeca (17%), tecnologie per la Cucina e la Preparazione alimentare (3%) e, infine, Health Tech (2%) di cui fanno parte tecnologie per la nutrizione e la nutraceutica.
Il 77% delle startup sviluppa le tecnologie in-house, con l’intelligenza artificiale al primo posto (43%) per la sua versatilità e capacità di adattarsi a diversi settori, seguita da Biotecnologie (32%) e piattaforme digitali (30%). Tuttavia, solo il 15% delle innovazioni deriva da collaborazioni con università, evidenziando la necessità di rafforzare le sinergie tra ricerca accademica e imprenditorialità.
Passando alle criticità, la prima sembra essere la contrazione del numero di dipendenti pari al 27% (2995 risorse impiegate) dovuta principalmente alla chiusura di realtà nella fase di scale-up e a team di lavoro piccoli. I grandi round di investimento, superiori a un milione di euro, sono in calo, mentre aumentano i round più piccoli, fino a 350.000 euro (nel 60% dei casi) e i cosiddetti “round mezzanini”.
“Dopo il boom di investimenti nel 2023, il 2024 ci restituisce uno scenario più misurato e cauto, ma altrettanto promettente”, commenta Alberto Barbari, Regional VP Italy di Eatable Adventures. “Nonostante le sfide, l’ecosistema italiano ha tutte le risorse per affermarsi come leader globale dell’AgriFoodtech Made in Italy. La chiave è adottare un approccio sempre più Open all’innovazione, consolidando sinergie tra industria, università e startup. Rafforzare queste reti è essenziale per garantire un futuro più innovativo e sostenibile, attraendo e formando nuovi talenti, incentivando l’inclusività e creando un legame tra mondo accademico e imprenditoriale, così da infondere nuova linfa vitale all’ecosistema italiano”.
Il report completo è disponibile a questo link.