Gli alimenti lattiero-caseari, e non solo, high protein sono sempre più numerosi sugli scaffali dei supermercati. Non si tratta di alimenti che di per sé hanno un contenuto importante di proteine naturalmente presenti nella loro composizione, come ad esempio il Parmigiano Reggiano o yogurt greco, Skyr ecc. Si tratta di alimenti che vantano sulla confezione di essere ad alto contenuto proteico.
Solo per citare i prodotti lattiero-caseari, troviamo yogurt, gelati, creme, budini, bevande a base latte, formaggi spalmabili e così via. Secondo un’indagine di Gfk Italia Consumer Panel, i prodotti high protein hanno riguardato nel 2022 circa 7 milioni e mezzo di famiglie italiane, con un trend di crescita importante rispetto agli anni precedenti. Anche la penetrazione di questi prodotti, ovvero il numero di famiglie che li hanno acquistati almeno una volta in un anno, è cresciuta, passando dal 7% nel 2020 al 29% nel 2022.
La strategia marketing è chiara: per stare in forma occorre consumare proteine a discapito di grassi e carboidrati. Questi prodotti vengono associati agli sportivi, a coloro che ricercano il benessere fisico. Ciò che viene evidenziato in etichetta è il contenuto di proteine non per 100 g di prodotto, ma all’interno della confezione, in modo da esaltare il quantitativo totale. Se confrontiamo il contenuto di proteine in prodotti già per loro natura proteici, come mozzarelle o altri formaggi, yogurt, non possiamo certamente dire che il gioco valga la candela, considerando il prezzo degli analoghi high protein. Il contenuto proteico maggiorato non è poi così tanto superiore.
Ci sono delle eccezioni, certo. In molti prodotti high protein, le proteine vengono spesso aggiunte sotto forma di concentrati di proteine del latte. Vengono aggiunti, però, anche edulcoranti al posto dello zucchero, aromi, addensanti, stabilizzanti o emulsionanti per migliorare sapore e consistenza. Più l’alimento è processato e meno è vantaggioso dal punto di vista nutrizionale il consumo di questi prodotti.
Allora, come sempre è bene leggere le etichette nutrizionali che si riferiscono a 100 g di alimento e lasciare stare i bollini che enfatizzano, furbescamente, il contenuto dell’intera confezione. Le evidenze maggiori si ravvisano con i plant based fermented food, sempre più in concorrenza con il latte. Qui, i grammi di proteine per confezione sono importanti, ma solo perché basati sul volume della confezione, che generalmente è di un litro, diventando decisamente attrattivi per il consumatore. Di fatto, la concorrenza delle bevande vegetali sul latte si espande, ulteriormente, anche grazie ai principali grandi gruppi lattiero-caseari entrati recentemente in questo mercato.
Gli high protein sono la moda del momento. Tranne in rare occasioni, nei paesi occidentali il consumo di proteine è tutt’altro che insufficiente, anzi. Secondo i Larn e la stessa Oms, la quantità giornaliera di proteine necessaria al nostro organismo è di 0,9 g per chilogrammo di peso corporeo. Un livello tranquillamente raggiungibile con un’alimentazione equilibrata.
Stefania Milanello
Esperta in tecnologie alimentari e divulgatrice scientifica