In un’era di rapidi cambiamenti tecnologici e sociali, la figura del Tecnologo Alimentare (TA) si trova a un crocevia critico: mentre le sfide sono numerose e talvolta intimidatorie, le opportunità di innovazione e di impatto positivo non sono mai state così grandi. Secondo il rapporto McKinsey 2021, l’industria alimentare potrebbe generare fino a 200 mld $ in valore aggiunto entro il 2030 grazie a nuove tecnologie e trasformazione digitale. .

Le competenze classiche del TA rimangono una base solida, ma stanno diventando obsolete più velocemente di quanto riusciamo ad aggiornarle, ad esempio, mentre la conoscenza dei metodi tradizionali di conservazione è fondamentale, oggi si richiede anche familiarità con tecnologie innovative (non nuove) come le radiofrequenze, gli infrarossi, gli ultrasuoni, i campi elettrici pulsati, le alte pressioni idrostatiche, l’ozonizzazione, alcune di queste anche combinate tra loro. 

Non si tratta di abbandonare ciò che sappiamo, ma di integrare le nostre conoscenze con nuove abilità. La sfida è diventare non solo custodi delle tradizioni alimentari, ma anche pionieri dell’innovazione.

Negli ultimi tempi, l’elefante nella stanza che ci disturba non poco ha un nome: intelligenza artificiale. Mentre celebriamo la nostra esperienza e intuizione umana, algoritmi sempre più sofisticati stanno imparando a formulare nuovi prodotti, ottimizzare catene di produzione, governare la supply chain e prevedere tendenze di consumo con una precisione che fa impallidire decenni di esperienza sul campo. 

Un esempio emblematico è NotCo, una startup cilena che utilizza l’IA per creare alternative vegetali e vegane ai prodotti di origine animale, valutata oltre 1 miliardo di dollari nel 2021. 

L’intelligenza artificiale e la ML “Machine Learning” stanno rivoluzionando il nostro settore. Invece di vederli come una minaccia, dobbiamo considerarli come potenti strumenti a nostra disposizione e il TA dell’immediato futuro dovrà essere a suo agio nel lavorare fianco a fianco con questi sistemi, utilizzandoli per potenziare la creatività umana, non per sostituirla.

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Ma le sfide non si fermano qui. In un mondo sempre più attento alla salute e alla sostenibilità, ci troviamo spesso nel ruolo scomodo di equilibristi tra innovazione e tradizione, tra ottimizzazione industriale e aspettative dei consumatori. 

Secondo un sondaggio globale di Nielsen del 2019, il 73% dei consumatori è disposto a cambiare le proprie abitudini di consumo per ridurre l’impatto ambientale. Siamo davvero parte della soluzione o stiamo diventando complici di un sistema alimentare insostenibile? Quando progettiamo l’ennesimo snack ultra-processato o un imballaggio usa e getta o addirittura edibile, stiamo tradendo la nostra missione di nutrire il mondo in modo responsabile?

Il futuro del TA è tanto sfidante quanto entusiasmante. Non si tratta di scegliere tra tradizione e innovazione, ma di trovare un equilibrio dinamico tra i due. 

La nostra professione ha l’opportunità unica di plasmare il futuro dell’alimentazione in modo sostenibile, etico e innovativo. Dalla carne coltivata in laboratorio, ai sistemi di produzione alimentare nello spazio promossi dalla NASA, il TA dovrà essere pronto ad adattarsi e innovare in scenari completamente nuovi. 

Inoltre, l’agricoltura verticale idroponica e aeroponica sta guadagnando terreno come soluzione per produrre cibo anche in ambienti urbani condizionati, riducendo l’impatto ambientale, svincolandosi dai cambiamenti climatici e dalla siccità, oltre che avvicinando la produzione ai consumatori. 

A ciò si aggiungeranno prossimamente alimenti vegetali prodotti nelle “serre nello spazio” a cura della start-up italiana SpaceV “Plant the Future” (V sta per Vegetale) fondata nel 2021 che progetta e studia attrezzature all’avanguardia per la coltivazione di piante nello spazio, le cosiddette “serre adattive multilivello”.

È tempo, dunque, di abbracciare queste sfide con entusiasmo, di investire continuamente nella nostra formazione e di collaborare oltre i confini tradizionali della nostra disciplina. Secondo il World Economic Forum, entro il 2025, il 50% di tutti i lavoratori avrà bisogno di una riqualificazione significativa a causa dell’automazione e delle nuove tecnologie. 

Solo così potremo assicurarci che la figura del TA non solo sopravviva, ma prosperi nel futuro che stiamo contribuendo a creare.

E non si tratta di abbandonare ciò che siamo, ma di espandere ciò che possiamo diventare.

L’evoluzione della nostra professione non è una risposta difensiva alle sfide, ma un’opportunità entusiasmante per amplificare il nostro contributo alla società. Stiamo passando dall’essere esperti di nicchia a diventare orchestratori di sistemi alimentari complessi, integrando conoscenze interdisciplinari per affrontare le sfide globali dell’alimentazione.

Il TA del futuro non è una nuova professione, ma la versione più evoluta, competente e influente di ciò che siamo sempre stati: custodi della sicurezza alimentare, innovatori nel campo della nutrizione e designer di un futuro alimentare sostenibile.

Massimo Artorige Giubilesi
Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari Lombardia e Liguria

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