Si dice che il bene più prezioso che abbiamo è il tempo. E di fatto, nella sua essenza filosofica, il tempo è una delle risorse più inafferrabili che l’umanità possiede e nello stesso tempo, scusatemi il gioco di parole, è l’unica risorsa della quale disponiamo tutti in ugual misura. Il tempo non è riciclabile, rinnovabile, non può essere allevato, coltivato o rigenerato.
È un fiume inesorabile che scorre costantemente, portando con sé il passato e aprendo le porte al futuro. Nel contesto dell’innovazione alimentare, questa prospettiva filosofica sul tempo diventa ancora più rilevante, poiché ci sfida a considerare il presente come un punto cruciale per plasmare il nostro futuro alimentare. Di conseguenza, la malattia moderna, chiamata “mancanza di tempo”, per la quale soffriamo tutti nella vita quotidiana, trasferisce i suoi sintomi anche in ambito professionale, rendendoli forse ancora più dolorosi, perché la nostra professione ci veste con grandi responsabilità.
Essere oggi Tecnologi Alimentari non è un compito facile. Nulla togliendo ai tempi passati, la situazione attuale e la complessità trasversale delle problematiche globali in essere, richiedono a tutti noi professionisti del settore alimentare di essere ancora più preparati, attenti e lungimiranti.
Non ci sono più margini, né tempo da perdere in inutili polemiche e discorsi logorroici sulla necessità di agire velocemente e con fermezza per invertire la rotta. I fiumi di parole, gli slogan e i claims pubblicitari che continuiamo a versare nel mare dei progetti proclamati “sostenibili” non fanno altro che contribuire a rendere ancora più profondo l’abisso dell’oceano del “nulla di concreto”.
L’umanità è ora al crocevia di molte sfide alimentari globali, dalle pressioni ambientali, all’insicurezza alimentare, ma anche allo spreco di cibo e alle crescenti preoccupazioni per la salute pubblica. In questo contesto, il tempo assume un ruolo centrale paradossale: è il nostro alleato più prezioso e il nostro nemico più temibile.
Non penso che sarebbe fuori luogo paragonare la situazione attuale con il ben conosciuto a tutti i Tecnologi Alimentari concetto di “tempo e temperatura”. Conosciamo bene l’importanza di reagire tempestivamente e di prevenire la proliferazione di agenti alteranti che rendono un prodotto inadatto al consumo e di agenti patogeni che addirittura lo rendono dannoso per la salute umana.
Sicuramente trovare la giusta via d’uscita verso soluzioni praticabili velocemente non è semplice, soprattutto se ci sentiamo intrappolati in obsolete reti di ragnatele tra norme, regole e a volte pregiudizi che riusciamo ancora di mascherare con il velo delle tradizioni e/o stili di vita, ma anche approcci lavorativi e di business, che ormai dovremmo lasciarci alle spalle.
Indubbiamente le emergenze ambientali causate dall’agricoltura intensiva, il degrado del suolo e il cambiamento climatico rappresentano campanelli d’allarme stridenti. Questo però non significa cavalcare l’allarmismo senza freni e come unico cavallo di battaglia, che rimane tuttavia molto importante, ma deve essere accompagnato da buon senso e realismo, valutando con attenzione le conseguenze di una corsa esagerata.
Molto spesso si dimentica che la sostenibilità deve essere approcciata nell’interezza delle sue componenti, ambientale, sociale ed economica. Perciò, il nostro obiettivo comune deve essere quello di garantire uno sviluppo a lungo termine che possa mantenere l’equilibrio tra le esigenze umane e le limitate risorse del pianeta.
Come Tecnologi Alimentari siamo stati formati al dialogo, schierati a fianco delle imprese e dei consumatori, capaci di dialogare con le istituzioni e l’autorità competente, contribuendo con competenza e professionalità e combattendo con successo per la prevenzione e la risoluzione delle diverse problematiche tecnico-scientifiche-gestionali legate al mondo alimentare.
Proprio perché il nostro mondo è sempre più complesso, visto sia “dentro il piatto” che “intorno al piatto”, il momento ci chiede di compiere un passo in avanti e iniziare a mettere le basi necessarie all’evoluzione della nostra professione verso nuovi obiettivi e orizzonti. Le nostre, già ampie e profonde conoscenze, si devono arricchire di nuove abilità e competenze che ci permettano di sfruttare al meglio le invenzioni scientifiche e tecnologiche, trasformandoli in vere e proprie innovazioni di pensiero, di metodo, di approccio.
La storia insegna e il pensiero dei grandi ci illumina nel cammino.
Aristotele, ritenuto una delle menti più eclettiche, innovative, prolifiche e influenti di tutti i tempi, sia per la vastità che per la profondità dei suoi campi di conoscenza multidisciplinare, sosteneva già nel IV secolo A.C. che il senso del termine “tecnica” si avvicina a quello di “mestiere”, mentre il termine “tecnologia” si sposta verso quello di “sapienza e conoscenza”. La tecnologia può essere definita come “tecnica scientifica”, ossia una tecnica che non si avvale più della sola pratica empirica, ma studia e sfrutta le conoscenze teoriche acquisite dalla scienza per “inventare con metodo nuovi prodotti e nuovi mezzi per produrli”. La scienza, pertanto, non è indipendente dal contesto socio-economico in cui si sviluppa e spesso le conoscenze scientifiche sono legate a necessità commerciali, civili, militari.
Charles Robert Darwin, padre dell’evoluzionismo moderno, affermava negli “Appunti sulla trasformazione della specie” del 1840 che: “Non è la specie più forte a sopravvivere e nemmeno quella più intelligente, ma la specie che risponde meglio al cambiamento. Nella lunga storia del genere umano (e animale) hanno prevalso coloro che hanno imparato a collaborare e a improvvisare con più efficacia”.
Però dobbiamo prima diventare coscienti del fatto che, in realtà, non ci mancano invenzioni in ambito alimentare, anzi ce ne sono tante, che, come uno specchio riflettente, ci mostrano chiaramente come il tempo possa fungere sia da risorsa che da limite.
Questo perché ci stiamo perdendo spesso lungo la strada che trasforma le invenzioni in risorse innovative, utili e applicabili nelle realtà alimentari. Quindi il nostro compito, il nostro ruolo di Tecnologi Alimentari deve concentrarsi e assumersi la responsabilità di guidare questi processi per trasformare le parole in fatti.
Massimo Artorige Giubilesi
Presidente Ordine dei Tecnologi Alimentari
Lombardia e Liguria