Nel contesto istituzionale del Ministero di Grazia a Giustizia, si è insediato, il 30 maggio scorso, il nuovo Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari.

Il Consiglio Nazionale che ho l’onore di presiedere si appresta a passare il testimone al nuovo Consiglio che, a seguito delle elezioni, sarà nominato proprio in questi giorni. Personalmente chiudo il mio mandato con la consapevolezza, e un pizzico d’orgoglio, per il lavoro svolto dal 2020 ad oggi.

Dove e quando si parla della domanda del mercato sovente scatta, inesorabile, la trappola del nuovo prodotto multifunzionale. I funzionari della ricerca e sviluppo, adombrando la potenzialità del brevetto internazionale, si assicurano la scrivania almeno per la durata del progetto.

Un antico proverbio recita “l’abito non fa il monaco”, ma quando parliamo di cibo e del “vestito” che lo avvolge, ovvero del suo imballo, possiamo dire che una simile affermazione, non è del tutto corretta.

Einmal ist Keinmal (tanto vale che ciò che accade una volta sola non accada neanche) ripeteva il giovane Tomas nel romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere” di Kundera, riferendosi alla trascurabile importanza delle nostre decisioni.

Lo stato attuale e le prospettive per il futuro della filiera alimentare si manifestano come problematiche cruciali per la società moderna, che necessitano di grande attenzione e interventi strutturali a tutti i livelli e da attuarsi in tempi velocissimi. 

Attivare tutte le necessarie sinergie per un’azione quanto più partecipata e coordinata in ambito agricolo e agroalimentare, nell’ottica di una sussidiarietà che assume così una portata centrale.

L’autunno è la stagione dei funghi. Ma si sa che il bosco non è sempre generoso, soprattutto quando ha appena affrontato una delle estati più siccitose del millennio.

Ci stiamo avvicinando verso la fine anche di quest’anno che ci ha visti alle prese con tantissime “novità” più o meno preannunciate.  Abbiamo iniziato il 2022 speranzosi e con un forte rilancio che, dopo la dolorosa crisi sanitaria, ci proiettava verso nuovi traguardi e opportunità, ma ci siamo presto trovati in un’altra crisi, altrettanto pericolosa, innescata dalla guerra, poi incrementata dalla speculazione di alcuni network produttivi ed economico-finanziari, trascinando l’aggravarsi della situazione. 

Tradizione, territorio, sostenibilità, eccellenze, tecnologie, innovazione, digitalizzazione, novel food, energie rinnovabili, idrogeno, biocarburanti… potrei continuare questo elenco di parole che ormai da anni, tutti noi attori del settore agroalimentare stiamo ripetendo come un mantra, cercando di promuovere e affermare un approccio trasversale verso le filiere. Oggi, nell’attuale situazione economica, sociale e geopolitica, le stesse parole assumono un altro significato di priorità differente. 

Dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile che compongono l’Agenda 2030 dell’ONU, una buona parte potrebbero essere raggiunti con, o grazie, ai microrganismi coinvolti nelle trasformazioni degli alimenti.

La totalità delle opere dell’ingegno umano quali strade, edifici, costruzioni, fabbriche, abitazioni, stabilimenti, ha superato nel 2020 l’intera biomassa del nostro pianeta. Riuscite a immaginare l’ingombro enorme di tutto quanto? Incredibile, ma vero! E visto che ultimamente le questioni legate alla sostenibilità ambientale occupano un posto centrale nei dibattiti della società attuale. 

Le competenze che il TA esercita in ambito privato e pubblico in Italia e all’estero, sono numerose e specialistiche e sono elencate in dettaglio nell’art.2 dell’Ordinamento della Professione ex Legge 59/94. Di fatto, la categoria professionale del TA è stata inserita nel 2010 con Codice ISTAT 23114 tra le “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione”, confermando il riconoscimento di un patrimonio di valori e competenze pluriennali a disposizione del pubblico interesse.