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Attivare tutte le necessarie sinergie per un’azione quanto più partecipata e coordinata in ambito agricolo e agroalimentare, nell’ottica di una sussidiarietà che assume così una portata centrale.

L’autunno è la stagione dei funghi. Ma si sa che il bosco non è sempre generoso, soprattutto quando ha appena affrontato una delle estati più siccitose del millennio.

Ci stiamo avvicinando verso la fine anche di quest’anno che ci ha visti alle prese con tantissime “novità” più o meno preannunciate.  Abbiamo iniziato il 2022 speranzosi e con un forte rilancio che, dopo la dolorosa crisi sanitaria, ci proiettava verso nuovi traguardi e opportunità, ma ci siamo presto trovati in un’altra crisi, altrettanto pericolosa, innescata dalla guerra, poi incrementata dalla speculazione di alcuni network produttivi ed economico-finanziari, trascinando l’aggravarsi della situazione. 

Tradizione, territorio, sostenibilità, eccellenze, tecnologie, innovazione, digitalizzazione, novel food, energie rinnovabili, idrogeno, biocarburanti… potrei continuare questo elenco di parole che ormai da anni, tutti noi attori del settore agroalimentare stiamo ripetendo come un mantra, cercando di promuovere e affermare un approccio trasversale verso le filiere. Oggi, nell’attuale situazione economica, sociale e geopolitica, le stesse parole assumono un altro significato di priorità differente. 

Dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile che compongono l’Agenda 2030 dell’ONU, una buona parte potrebbero essere raggiunti con, o grazie, ai microrganismi coinvolti nelle trasformazioni degli alimenti.

La totalità delle opere dell’ingegno umano quali strade, edifici, costruzioni, fabbriche, abitazioni, stabilimenti, ha superato nel 2020 l’intera biomassa del nostro pianeta. Riuscite a immaginare l’ingombro enorme di tutto quanto? Incredibile, ma vero! E visto che ultimamente le questioni legate alla sostenibilità ambientale occupano un posto centrale nei dibattiti della società attuale. 

Le competenze che il TA esercita in ambito privato e pubblico in Italia e all’estero, sono numerose e specialistiche e sono elencate in dettaglio nell’art.2 dell’Ordinamento della Professione ex Legge 59/94. Di fatto, la categoria professionale del TA è stata inserita nel 2010 con Codice ISTAT 23114 tra le “Professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione”, confermando il riconoscimento di un patrimonio di valori e competenze pluriennali a disposizione del pubblico interesse. 

I dati statistici diffusi dall’ONU parlano chiaro: nel 2050 saremo quasi 10 miliardi di persone e 8,6 miliardi solo nel 2030, anno cruciale anche per il raggiungimento degli obiettivi contenuti nell’Agenda sullo Sviluppo Sostenibile con un programma ambizioso sottoscritto da 193 Paesi membri delle Nazioni Unite nel 2015. 

Secondo lo stesso studio, nonostante gli sforzi di sensibilizzazione e le azioni intraprese da più parti – che a volte sembrano più attività legate alla comunicazione e alla promozione, piuttosto che a fatti reali – nel 2018 la fame nel mondo non ha accennato a diminuire, anzi. 

Il mondo delle imprese alimentari sta attraversando quella che viene definita la “quarta rivoluzione industriale” conosciuta anche con il termine "Industria 4.0" che identifica un modello di produzione e gestione aziendale basato principalmente sulla digitalizzazione. Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico, grazie al Piano Nazionale Industria (PNI) 4.0 2017 - 2020 che ha favorito gli investimenti privati in tecnologie digitali,  innovazione e R&S, il 60% delle aziende del settore alimentare ha investito in innovazione. 

Mentre ce ne stavamo sotto l’ombrellone, entrava in vigore la direttiva UE 2019/904, che sancisce il divieto di vendita di prodotti in plastica monouso, come posate, piatti, cannucce, palette, nonché alcuni contenitori alimentari in polistirolo espanso.

Siamo fiduciosi che “l’arcobaleno dopo il temporale” della pandemia sia arrivato anche per il settore “F&H - Foodservice & Hospitality- Out of Home”.